FEMMINILE CONTEMPORANEO. 6 STORIE
Il presidente Barak Obama ha dichiarato di essere femminista e ha detto che questo è il momento migliore per essere donna.
Hillary Clinton potrebbe diventare il primo presidente donna d’America.
Maria Grazia Chiuri è direttore creativo di Dior – maison capitanata dal 1950 da uomini dalla personalità ingombrante – grazie a un processo messo atto nel 2008 da Phoebe Philo che ha portato la moda a una rappresentazione del femminile realista, non immaginata né sognata.
Lena Dunham e Jennifer Konner, FKA Twigs, Beyoncè, Rihanna, Amandla Stenberg, India Salvor Menuez, Alexandra Marzella, Amalia Ulman, Adwoa Aboah, Petra Collins, Brianna Capozzi usano il loro potere di personaggi pubblici e la loro professione per comunicare un’estetica e un pensiero che hanno ridefinito significato e ruolo del femminile dal punto di vista delle donne.
Finalmente le donne – soprattutto le nuove generazioni – sono sempre più libere di essere come sono, dentro e fuori, non devono giustificare la loro diversità e non sono costrette ad adattarsi a modelli maschili perché esistono dei role model femminili riconosciuti globalmente, tanti quanti sono le diverse sfaccettature dell’essere femminile.
Nel viaggio evolutivo della società umana la prossima rivoluzione sarà una riscrittura delle regole dal punto di vista delle donne.
E quale effetto produce questa propulsione al cambiamento nella conservatrice e maschio-centrica Italia?
Lentamente si fa strada una generazione che, grazie alle lotte e alle conquiste delle loro nonne, definisce identità e percorso professionale oltre le codificazioni comuni.
Abbiamo raccolto le voci di alcune rappresentanti di questa generazione, sei donne molto diverse tra loro per professione e formazione, che hanno in comune l’essere parte attiva del cambiamento attraverso quello che fanno: l’artista Marzia Migliora, la fotografa Alice Schillaci, la performer Eloisa Reverie Vezzosi, la designer di gioielli e scarpe Ilenia Corti e le fondatrici del brand Archivio Cecilia Federico e Rosita Giammarino. A loro abbiamo chiesto come vivono questa nuova ondata di femminismo e come influisce sulla loro vita professionale.
“Spesso si parla del genere femminile come una specie rara o una tendenza della stagione autunno-inverno” commenta Marzia Migliora che ha costruito il suo essere artista sulla molteplicità espressiva – fotografia, video, suono, performance, installazione, disegno – sull’osservazione dell’individuo e del quotidiano e sul coinvolgimento emozionale e intellettuale del pubblico. Attiva dal 2004, nel 2015 era parte della mostra To The Son of Man Who Ate the Scroll curata da Goshka Macuga alla Fondazione Prada e nel febbraio 2016 la Galleria Lia Rumma ha ospitato la sua personale Forza Lavoro. “Il mio lavoro artistico è frutto del pensiero e delle azioni di una donna e credo non possa essere influenzato da una maggiore attenzione al femminile. Spero di essere riconosciuta come artista per il valore del mio lavoro e non perché porta la firma di una donna. L’arte stimola il pensiero e il pensiero è motore di cambiamento: non so dire se in questo l’essere donna mi aiuta o penalizza ma so che essere donna e artista mi piace ogni giorno di più. Credo che una collettiva di sole donne con tema l’arte femminile banalizzi le singole ricerche delle autrici, rimarchi la separazione di genere e non ponga al centro la qualità delle opere. Si è mai sentito parlare di una mostra di artisti uomini come arte al maschile?”
Alice Schillaci è tra le fotografe che si stanno facendo largo nel panorama della moda italiana dove la fotografia si evolve lentamente, veicolata quasi esclusivamente da riviste femminili. Schillaci ha creato assieme a Cecilia Dossan Casalinghe di Tokyo, un progetto di design che usa oggetti e luoghi tipicamente legati al femminile – la cucina, la tavola, i piatti – come strumenti narrativi di intimità, ospitalità e condivisione. “Sento e riconosco accanto a me un cambiamento che sta portando le donne verso posizioni forti in ogni settore. Essere donna oggi e sentire di poter scegliere di essere ciò che si vuole è una sensazione bella. La femminilità influisce sulla mia attitudine alla vita, è responsabile dell’insicurezza che mi fa mettere costantemente in discussione le idee e che ne permette l’evoluzione, condiziona il mio stile, il mio lavoro e il mio percorso di fotografa. Nella fotografia di moda le donne stanno dando un nuovo significato al linguaggio del corpo, alla sessualità e all’erotismo attraverso il loro sguardo. E sono in grado di interpretare al meglio la velocità della comunicazione e della moda per la loro capacità di reinventarsi quotidianamente.”
Figlia di critici d’arte e leonardisti, Eloisa Reverie Vezzosi è legata all’arte da un rapporto che trasmette prestando il suo corpo come oggetto/soggetto di opere di artisti e di dialoghi ravvicinati con l’arte testimoniati su artmoodon.com. Nel 2014 era in VB74 di Vanessa Beecroft al MAXXI di Roma e lo scorso 19 settembre ha performato per Adrian Wang e Shane Aspegren in The King and I curata da Davide Quadrio e Massimo Torrigiani al Palazzo Reale di Milano. “Per la voce, la mente e il corpo delle donne è un momento molto favorevole. C’è maggiore apertura nel recepire il femminile e grande liberà nel condividere la propria intimità. Noto però un’accesa superficialità e fretta nel definirsi artiste e femministe da parte delle nuove public figure dell’arte. Sdoganare i tabù, dare voce al corpo femminile, dargli visibilità e valore in quanto non più solo oggetto di pubblicità nelle mani di altri è giusto e importante ma non è sufficiente di per sé. Il significato di performare dovrebbe essere quello di prendere nuova forma, un movimento che esprime un significato profondo.”
“Il femminismo di oggi punta tutto sulla libertà di fare scelte personali” sostengono Cecilia Federico e Rosita Giammarino, fashion designer l’una, creative director e fotografa l’altra, fondatrici di Archivio, marchio che vuole creare un nuovo basico attingendo dal guardaroba maschile e da quello femminile. Il brand, che ha esordito nel 2016 con una collezione comunicata esclusivamente via instagram, si presenta ufficialmente a Milano il 23 settembre fuori calendario. “Adesso le femministe sono creative, sensuali, eleganti e femminili, sono come vogliono essere, l’una diversa dall’altra. Usano il corpo per dichiarare chi sono e non è più ciò che indossano a definire se sono femministe o meno. Lo stile oggi è una libera forma d’espressione che permette a noi designer di non conformarci a canoni prestabiliti. Le difficoltà che incontriamo in ambito professionale vanno oltre essere donna e sono legate alla poca apertura nazionale verso il nuovo in tutte le sue forme.”
“Credo fortemente nella sensibilità dell’universo femminile, è la chiave di lettura e il punto di forza del mio lavoro” racconta Ilenia Corti designer di gioielli e calzature. Suo è Vernissage Project, rappresentazione autoriale, sperimentale e non convenzionale della gioielleria che narra la fragilità e la ferocia della natura in maniera assolutamente femminile. “Essere donna segna il mio stile e permea la mia estetica anche se è il mio lato maschile a darmi la determinazione necessaria al raggiungimento degli obiettivi. Devo ammettere che essere una donna che lavora nella moda in Italia mi ha penalizzato spesso.” Non al punto di frenarne il talento e mettere a segno le recenti collaborazioni come jewelry designer per Acne Studios, Emilio Pucci e Marimekko, esordire il 22 settembre con una capsule di gioielli e scarpe per Casadei e il 25 con una collezione di gioielli per Arthur Arbesser.